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luisa - i e95bb7eca3f086a6

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i e95bb7eca3f086a6: summary, description and annotation

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Gabriel Garca Mrquez. L'AMORE AI TEMPI DEL COLERA. Traduzione di Claudio M. Valentinetti. Copyright Gabriel Garca Mrquez, 1985. Copyright 1986 Arnoldo Mondadori Editore S.P.A., Milano.

Titolo dell'opera originale: "EL AMOR EN LOS TIEMPOS DEL COLERA". Prima edizione MARZO 1986. Su concessione Arnoldo Mondadori Editore. "A Mercedes, senza dubbio". "In anticipo vanno questi luoghi: hanno gi la loro dea incoronata". Leandro Daz.

Era inevitabile: l'odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sent appena entrato nella casa ancora in penombra, dove era accorso d'urgenza per occuparsi di un caso che per lui aveva cessato di essere urgente da molti anni. Il rifugiato antillano Jeremiah de Saint-Amour, invalido di guerra, fotografo di bambini e il suo avversario di scacchi pi pietoso, si era messo in salvo dai tormenti della memoria con un suffumigio di cianuro di oro. Trov il cadavere sotto una coperta nella branda da campo dove aveva dormito sempre, vicino a uno sgabello con la bacinella che era servita a vaporizzare il veleno. Per terra, legato a una gamba della branda, c'era il corpo disteso di un gran danese col petto spruzzato di bianco, e vicino a lui c'erano le grucce. La stanza soffocante e confusionata che serviva al tempo stesso da camera da letto e da laboratorio, incominciava appena a illuminarsi col bagliore dell'alba dalla finestra aperta, ma era una luce sufficiente per riconoscere immediatamente l'autorit della morte.

Le altre finestre, cos come qualsiasi altra fessura della stanza, erano imbavagliate da stracci o sigillate da cartoni neri, e questo ne aumentava la densit oppressiva. C'erano un bancone pieno di flaconi e boccette senza etichetta, e due bacinelle di peltro corroso sotto un fornello comune coperto di carta rossa. La terza bacinella, quella del fissante, era vicino al cadavere. Dappertutto c'erano riviste e giornali vecchi, pile di negativi su lastre di vetro, mobili rotti, ma tutto era preservato dalla polvere da una mano diligente. Anche se l'aria della finestra aveva purificato l'ambiente, rimaneva ancora, per chi l'avesse saputo riconoscere, il sentore tiepido degli amori disgraziati delle mandorle amare. Il dottor Juvenal Urbino aveva pensato pi di una volta, senza animo premonitore, che quello non era un luogo propizio per morire in grazia di Dio.

Ma col tempo aveva finito per supporre che il disordine che vi regnava obbedisse a una risoluzione cifrata della Divina Provvidenza. Un commissario di polizia era arrivato prima con uno studente di medicina molto giovane che faceva pratica nell'ambulatorio municipale, erano stati loro a ventilare la stanza e a coprire il cadavere fino all'arrivo del dottor Urbino. Tutti e due lo salutarono con una solennit che questa volta era pi di condoglianze che di venerazione, dato che nessuno ignorava il grado di amicizia che aveva per Jeremiah de Saint-Amour. L'eminente maestro strinse loro la mano, come faceva da sempre con tutti i suoi allievi prima di incominciare la lezione quotidiana di clinica medica, poi prese il bordo della coperta con i polpastrelli dell'indice e del pollice, come se fosse un fiore, e scopr il cadavere poco per volta con una circospezione sacramentale. Era completamente nudo, rigido e ritorto, con gli occhi aperti e il corpo azzurro, e come pi vecchio di cinquant'anni rispetto alla notte precedente. Aveva le pupille diafane, la barba e i capelli giallognoli, e il ventre attraversato da una cicatrice di vecchia data cucita con punti da imballaggio.

Il torace e le braccia avevano la larghezza da galeotto per il disagio delle grucce, ma le gambe inermi parevano quelle di un orfano. Il dottor Juvenal Urbino lo contempl per un attimo con il cuore addolorato come pochissime volte nei lunghi anni della sua contesa sterile contro la morte. Vigliacco gli disse. Il peggio era gi passato. Lo ricopr e riassunse la sua aria accademica. L'anno prima aveva celebrato gli ottant'anni con un giubileo ufficiale di tre giorni, e nel discorso di ringraziamento aveva resistito ancora una volta alla tentazione di ritirarsi a vita privata.

Aveva detto: Mi avanzer parecchio tempo per riposare quando sar morto, ma questa eventualit non rientra ancora nei miei progetti. Anche se sentiva sempre di meno dall'orecchio destro e si appoggiava a un bastone con l'impugnatura d'argento per nascondere l'incertezza dei suoi passi, continuava a indossare con il portamento dei suoi anni giovanili il completo di lino con il gil attraversato dalla catenella d'oro dell'orologio. La barba alla Pasteur, color madreperla, e i capelli dello stesso colore, con l'abito perfettamente stirato e con la riga netta in mezzo, erano espressioni fedeli del suo carattere. L'erosione della memoria, sempre pi inquietante, la compensava fin dove gli era possibile con note scritte frettolosamente su fogliettini scompagnati, che finivano per confondersi in tutte le tasche, proprio come gli strumenti, le boccette di medicine, e tante altre cose disordinate nella valigetta strapiena. Non era solo il medico pi vecchio e illustre della citt, ma l'uomo pi elegante. Tuttavia, il suo scibile troppo ostentato e il modo per nulla ingenuo di usare il potere del suo nome gli avevano procurato meno affetti di quanto meritasse.

Le istruzioni al commissario e al praticante furono precise e rapide. Non era necessario fare l'autopsia. L'odore della casa bastava a stabilire che causa della morte erano state le emanazioni del cianuro attivato nella bacinella da qualche acido fotografico, e Jeremiah de Saint-Amour ne sapeva abbastanza per non farlo per caso. Di fronte a un dubbio del commissario, lo par con una stoccata tipica del suo modo di essere: Non si dimentichi che sono io a firmare il certificato di morte. Il medico giovane rimase deluso: non aveva mai avuto la possibilit di studiare gli effetti del cianuro di oro su un cadavere. Il dottor Juvenal Urbino era rimasto sorpreso di non averlo visto alla Scuola di Medicina, ma lo cap subito dal suo facile rossore e dalla pronuncia andina: probabilmente era uno arrivato da poco in citt.

Gli disse: Non le mancher qui qualche pazzo d'amore che gliene dar l'occasione, uno di questi giorni. E solo mentre lo diceva si rese conto che fra gli innumerevoli suicidi che ricordava, quello era il primo col cianuro che non fosse provocato da amori disgraziati. Qualcosa nella sua voce allora mut. Quando lo trover, stia molto attento disse al praticante: di solito hanno della sabbia nel cuore. Poi parl con il commissario come avrebbe fatto con un subalterno. Gli ordin di darsi da fare perch il funerale fosse fatto quella sera stessa e con il massimo riserbo.

Disse: Ne parler poi con il sindaco. Sapeva che Jeremiah de Saint-Amour era di un'austerit primitiva, e che guadagnava con la sua arte pi di quanto avesse bisogno per vivere, cosicch in qualche cassetto della casa doveva esserci denaro in abbondanza per le spese del funerale. Ma se non lo trovate, non importa disse. Mi faccio carico io di tutto. Ordin di comunicare ai giornali che il fotografo era morto di morte naturale, anche se pensava che la notizia non li avrebbe interessati in nessun modo. Disse: Se necessario, parler con il governatore.

Il commissario, un impiegato serio e umile, sapeva che il rigore civico del maestro esasperava perfino i suoi amici pi cari, ed era sorpreso dalla facilit con cui saltava le formalit legali per accelerare il funerale. L'unica cosa che non riusc a fare fu parlare con l'arcivescovo, perch Jeremiah de Saint-Amour fosse seppellito in terra consacrata. Il commissario, addolorato per la sua impertinenza, cerc di scusarsi. Avevo capito che quest'uomo era un santo disse. Qualcosa di ancora pi strano disse il dottor Urbino, un santo ateo. Ma questi sono affari di Dio.

Lontano, dall'altra parte della citt coloniale, si udirono le campane della cattedrale che chiamavano alla messa solenne. Il dottor Urbino inforc gli occhiali a mezza luna con la montatura d'oro, e guard l'orologio con la catenella, che era quadrato e sottile, con il coperchio a molla: stava per perdere la messa di Pentecoste. Nella sala c'era un'enorme macchina fotografica su ruote come quelle dei giardini pubblici e lo sfondo di un crepuscolo sul mare dipinto artigianalmente, e le pareti erano tappezzate di ritratti di bambini nelle loro date memorabili: la prima comunione, il mascheramento da coniglio, il compleanno felice. Il dottor Urbino aveva visto quei muri ricoprirsi giorno dopo giorno, anno dopo anno, durante le cavillosit assorte dei pomeriggi di scacchi, e aveva pensato spesso con un palpito di desolazione che in quella galleria di ritratti casuali c'era il germe della citt futura, governata e pervertita da quei bambini incerti, e nella quale non sarebbero pi rimaste neanche le ceneri della sua gloria. Sulla scrivania, vicino a un barattolo pieno di pipe da lupo di mare, c'era la scacchiera con una partita non conclusa. Malgrado la fretta e l'animo malinconico, il dottor Urbino non resistette alla tentazione di studiarla.

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