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Maurizio Ferraris - Mobilitazione totale

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Maurizio Ferraris Mobilitazione totale

Mobilitazione totale: summary, description and annotation

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i Robinson / Letture

Di Maurizio Ferraris nelle nostre edizioni:

Documentalit. Perch necessario lasciar tracce

Introduzione a Derrida

Lermeneutica

Manifesto del nuovo realismo (a cura di)

Guida a Nietzsche (con Jacques Derrida)

Il gusto del segreto

Maurizio Ferraris

Mobilitazione totale

Editori Laterza

2015, Gius. Laterza & Figli

www.laterza.it

Prima edizione maggio 2015

Propriet letteraria riservata

Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari

Mobilitazione totale

La chiamata.

Dove sei? Presentati, agisci!

la notte tra il sabato e la domenica, quella tradizionalmente consacrata al riposo. Mi sveglio. Faccio per sapere lora e ovviamente guardo il telefonino, che mi dice che sono le tre. Ma, contemporaneamente, vedo che arrivata una mail. Non resisto alla curiosit o meglio allansia (la mail riguarda una questione di lavoro), ed fatta: leggo e rispondo. Sto lavorando o forse pi esattamente sto eseguendo un ordine nella notte tra il sabato e la domenica, ovunque io sia.

La chiamata (vibrazione del telefonino, tintinnio molesto, o anche solo, come nel mio caso, notifica di una mail) una chiamata alle armi nel cuore della notte e nel pieno della vita civile, come nella mobilitazione totale di cui parlava Ernst Jnger negli anni Trenta. Ma non ci sono, apparentemente, delle guerre in corso, almeno alle latitudini in cui sto combattendo la mia solitaria battaglia armato di telefonino. E ho il sospetto di non essere lunico in questa condizione. Un messaggio arriva e ci mobilita. Ci mobilita tanto pi e tanto meglio in quanto, trovandosi su un supporto mobile, un Diktat che ci raggiunge dovunque cos come pu mobilitare altri miliardi di esseri umani.

Oggi, infatti, il numero degli abbonamenti ai dispositivi mobili supera quello della popolazione mondiale. Chi lo avrebbe immaginato anche solo ventanni fa? Ogni giorno tre miliardi e mezzo di utenti della rete, cio la met della popolazione mondiale, scrive (e, pi gravemente, riceve) sessantaquattro miliardi di e.mail, lancia ventidue milioni di tweet, pubblica un milione di post. Che cosa si chiedono?

Che cosa si dicono? Tantissime cose, ovviamente, e in larghissima parte qualcosa come Sono io, esisto, eccomi qui!. Ma questa per dirla burocraticamente autocertificazione di esistenza in vita sembra gi essere la risposta a una domanda fondamentale: Dove sei? Presentati, agisci!. Cio alla chiamata che mi mobilita nella notte, e che viene, prima che da un qualunque utente umano, da ci che analizzer sotto il nome, minaccioso ma credo appropriato, di apparato.

Nelle armi (propongo questo acronimo per il nome generico dei terminali della mobilitazione: Apparecchi di Registrazione e di Mobilitazione dellIntenzionalit) non difficile cogliere il tono tra lindiscreto e lautoritario della domanda fondamentale che si rivolge quando si chiama qualcuno al telefonino. Dove sei? una apostrofe che si arroga lautorit di sapere dove siamo, quasi preludendo a una infrazione dell habeas corpus, e insieme ha il tono che non ammette repliche del Dov tuo fratello? con cui Dio si rivolge a Caino.

il tono di fondo, il basso continuo, che, al di l di qualunque contenuto della comunicazione, conferisce uno stile militare alla chiamata. Nel rispondere, io sono me stesso (o almeno credo di esserlo, ed quanto basta), eseguo il comandamento di una religione di cui sono, in ultima analisi, un credente, in una situazione che tuttaltra rispetto a quella vigente in una catena di montaggio. Ovviamente qualcuno potrebbe obiettarmi che lalienazione proprio questo: credere di seguire qualcosa di nostro mentre ci si perde in interessi e azioni che sono programmate da altri. Ma, non meno ovviamente, potrei controbattere che, per quello che ne sappiamo lui e io, lui potrebbe essere uno zombie programmato per postare compulsivamente sui social media messaggi di critica dellideologia. Una ritorsione inevitabile e non troppo arguta, ma vera: anche il pi implacabile critico del sistema, il blogger pi nervoso e intrattabile, lintellettuale pi dissidente, accetterebbe, nella sua dissidenza, il sistema che sta criticando attraverso petulantissimi post e tweet.

Ci che pi inquietante limperio militare che viene esercitato dalla chiamata. Lapparecchio che funge da terminale dellapparato sembra ordinare qualcosa, diversamente da quello che avrebbe fatto un medium del secolo scorso, una radio o un televisore, dediti allintrattenimento, allinformazione, e certo alla persuasione. Attivit un tempo biasimatissime dalla critica della cultura, e spesso con ottimi motivi, ma tutto sommato bonarie e soprattutto pacifiche rispetto alla chiamata. Certo, io avrei potuto limitarmi a guardare lora e a bere un bicchier dacqua, rimandando allindomani la risposta. ci che in effetti avviene tante volte. Ma il fatto che talora possa aver luogo questa reazione compulsiva, che trasforma i dispositivi mobili in apparecchi di mobilitazione, ci porta a delle questioni che non hanno nulla a che fare con le peculiarit dei vecchi o dei nuovi media. Piuttosto, i nuovi media portano alla luce qualcosa di antichissimo, che sta al centro del nostro essere umani, e del nostro essere sociali. Si ha torto a vedere nella tecnica qualcosa di moderno e, soprattutto, di cosciente. La tecnica, proprio come il mito, una rivelazione in cui progressivamente si fanno avanti pezzi di un inconscio collettivo che non stato programmato da nessuno. I romantici, due secoli fa, auspicavano lavvento di una nuova mitologia: eccola qui, nel web. Ed verosimile che, per la velocit delle innovazioni tecnologiche, negli anni a venire emergeranno molti altri frammenti di questa mitologia, nuovissima nei suoi apparecchi ma, lo vedremo, antichissima nellapparato che li governa. Il tema di questo libro proprio questo arcaico, e, in buona parte, questo inconscio? Non si tratta, credo, di un interrogativo psicologico e puramente individuale, risolvibile magari con una terapia o con una presa di coscienza. La presa di coscienza deve esserci, ma riguarda la natura dellapparato (diverso dallapparecchio, sia esso un computer, uno smartphone, un tablet, ma impensabile senza di esso) che ha potuto produrre questa militarizzazione della vita civile.

Una precisazione, prima di andare avanti. Diversamente da miei lavori precedenti, in questo libro non descriver una ontologia sociale, ma una antropologia del nostro essere nel mondo. In parole povere: che cosa luomo nel momento in cui la struttura fondamentale della realt sociale sembra offerta, in modo crescente, dal web. Questa antropologia si ricollega idealmente alle numerosissime trattazioni che, nel secolo scorso, hanno affrontato il tema dellincidenza della tecnica sulla natura umana. Rispetto a quegli studi ho solo limmeritato vantaggio di avere a che fare con una tecnologia molto pi vicina al mondo sociale di quanto non avvenisse in precedenza. Il che rende ancora pi evidente come non esista un grado zero della natura umana (considerazione che daltra parte si potrebbe estendere a varie forme di vita animale), e come questa sia costitutivamente determinata (sino al livello pi alto, quello della motivazione) da elementi che in senso ampio si possono definire culturali.

Riconoscere queste forme di motivazione (cio, appunto, rispondere allinterrogativo Chi me lo fa fare?) lobiettivo fondamentale delle pagine che seguono, e a questo fine ho dovuto introdurre un certo numero di termini tecnici, nuovi, seminuovi, o vecchi, anche se spesso li adopero in un senso un po diverso dallusuale. Sono, per cos dire, una versione aggiornata degli esistenziali heideggeriani. Mi scuso anticipatamente per labuso di espressioni idiomatiche, non mi riuscito di fare altrimenti (per avrei potuto far peggio e metterle in maiuscolo: sarebbe stato forse pi chiaro, ma insopportabile). Per rendere il tutto, se non pi lieve, almeno pi chiaro, al fondo del volume ho posto un glossario delle parole chiave, che si potr anche adoperare come sinossi delle tesi fondamentali che difendo in questo libro.

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