Giancarlo Governi - Totò
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- Book:Totò
- Author:
- Publisher:Fazi Editore
- Genre:
- Year:2017
- Rating:5 / 5
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Totò: summary, description and annotation
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Totò — read online for free the complete book (whole text) full work
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La vite
3
I edizione digitale: aprile 2017
2017 Fazi Editore srl
Via Isonzo 42, Roma
Tutti i diritti riservati
ISBN: 978-88-9325-185-3
www.fazieditore.i t
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Giancarlo Governi
TOT
VITA, OPERE E MIRACOLI
Indice
a Pietro e Emma,
il pubblico nuovo di Tot
Prefazione
Le biografie, per legge di logica e di cronologia, di solito cominciano con il racconto della nascita del personaggio. La biografia di Antonio de Curtis, in arte Tot, meglio che cominci dal racconto della morte, perch, per questo nostro grande artista, la morte ha significato linizio di una fase nuova: quella del riconoscimento incondizionato, della scoperta da parte delle nuove generazioni, del mea culpa dei critici che per decenni lo avevano liquidato con quattro frasi frettolose, talvolta offensive. Di questo trattamento ingiusto Tot, anche se non lo dava a vedere, ha sempre sofferto molto. Racconta la figlia Liliana che, dopo una prima, Tot mandava a comprare tutti i giornali per consultarli con grande attenzione, alla ricerca, spesso vana, di una frase, un aggettivo che fosse un riconoscimento, se non alla sua arte, perlomeno al suo lavoro serio e appassionato.
La lettura gli lasciava quasi sempre lamaro in bocca. In Italia, diceva, bisogna morire per essere apprezzati. Vedrai, quando sar morto capiranno. Anche i registi di fama che oggi mi evitano, si pentiranno di non aver lavorato con me. Lo sfogo rimaneva sempre nellambito familiare, appena sussurrato, perch luomo non ebbe mai rancori verso nessuno: era semplicemente cosciente della sua grandezza e del suo impegno. Era soprattutto sicuro che il suo lavoro, al quale si dedicava intensamente, specialmente negli ultimi tempi, per rispondere alle crescenti esigenze della famiglia, non sarebbe passato inosservato, perch il cinema non si affida alla volubile e labile fama, ma lascia tracce indelebili che in qualsiasi momento possono essere sottoposte al giudizio dei posteri.
Il recupero di Tot avviene quasi subito. Qualche mese dopo la morte, la televisione manda in onda Tutto Tot , un programma che, se da una parte aveva il merito di raccogliere tardivamente unantologia del repertorio teatrale, dallaltra si presentava come lennesima speculazione forse una delle peggiori sul grande attore, fatta per di pi senza competenza e senza amore.
Comunque, Tutto Tot ebbe il merito di ricordare al pubblico che da poco era scomparso il pi grande attore del cinema comico italiano. Ma la riscoperta vera e propria di Tot da ascrivere al pubblico, a quel pubblico che tanto lo aveva amato negli anni della fanciullezza e della prima giovinezza e che accorreva sistematicamente a ogni suo richiamo, incurante, o forse semplicemente ignaro, dello sprezzante giudizio dei critici e talvolta della severa condanna dei moralisti. Tot scollacciato, Tot volgare, Tot scurrile, Tot guitto, il solito Tot, Tot raffazzonato, Tot improvvisato, Tot da quattro soldi, le totoate (il termine dispregiativo con cui venivano indicati i suoi film): sono alcuni degli inutili insulti che piovevano su di lui e che il pubblico ignor per ventanni, presentandosi, puntuale, al botteghino.
Abbiamo poi appreso (la figlia Liliana insieme a Matilde Amorosi ha pubblicato anche un libro: Tot , veniamo noi con questa mia ... ) che da anni Tot anche oggetto di culto, che i napoletani ma con loro anche molti altri italiani lo venerano come un santo (Tot nostro che sei nei cieli), lo considerano alla stessa stregua di san Gennaro, gli chiedono grazie, favori o semplicemente gli si confidano, gli raccontano i loro guai (Sei stato un grande comico, ti chiedo di aiutarmi. Sono una mamma disperata e mi sento di morire, non ce la faccio pi, ho tanta fede in te e penso che mi stai ascoltando, te lo chiedo con tutte le mie forze). Questi appelli, questi messaggi spesso ingenuamente buffi, arrivano a centinaia nella cappella gentilizia che Antonio de Curtis fece costruire per s e per la sua famiglia al cimitero di Santa Maria del Pianto di Napoli, una cappella degna del rango di Principe.
Arrivano per posta o portati personalmente, in quello che sembra essere diventato un santuario in piena regola, da quella gente a cui Tot rimase sempre legato, quei suoi concittadini poveri e chiassosi che ogni giorno sanno inventarsi la vita.
Oggi che Tot non si discute pi, ma viene persino venerato, utile riflettere sulla sua arte e sulla sua vita di uomo.
Questo libro, oltre a voler essere un contributo in questo senso, lomaggio di uno spettatore che lo ha seguito fin da bambino e lo ha amato sempre.
TOT
IL ROMANZO DI UNA VITA
Quel pomeriggio afoso di aprile
Era il tardo pomeriggio di gioved 13 aprile 1967. Uno di quei pomeriggi quasi afosi di primavera inoltrata, con lestate che si preannunciava. Roma aveva trascorso unaltra delle sue giornate caotiche e si preparava a una serata tranquilla, quasi sonnacchiosa, davanti alla televisione o nelle trattorie sempre pi affollate.
LItalia stava vivendo la fine del suo boom economico: lo dicevano soprattutto i giornali stranieri, che invitavano pi o meno esplicitamente i lettori a visitare il paese del sole, del mare, dellantichit, dei grandi amatori e dei pappagalli. Gli italiani, forti delle loro Seicento e incoraggiati dal potere della cambiale, si stavano quasi convincendo di essere diventati un popolo ricco. Da alcuni anni al governo sedeva saldamente Aldo Moro, appoggiato dai socialisti i quali, in un atto di ottimismo, si erano unificati da qualche mese, dopo quasi ventanni di polemiche e di scissioni. La contestazione, lautunno caldo e le bombe di Piazza Fontana erano ancora lontane e non prevedibili.
Quel pomeriggio Tot laveva trascorso come al solito, come accadeva da tantissimi anni, su un set cinematografico. Contrariamente alle sue abitudini, era rientrato presto sulla Mercedes grigia che usava da diversi anni, guidata dal fedele autista Carlo Cafiero, un uomo che aveva spesso ascoltato le confidenze dellattore Tot e aveva rispettato i silenzi distaccati del Principe Antonio de Curtis, che spesso lo invitava a giocare a scopa nel tinello di casa.
Tot, per, aveva da qualche anno abbandonato le sue abitudini. Da quando, cio, aveva preso a girare con giovani registi che lo adoravano, che lo chiamavano maestro, ma che gli mettevano soggezione. Aveva cominciato con Pier Paolo Pasolini, poi era venuto Ugo Gregoretti, e ora era la volta di Nanni Loy. Prima, con i suoi registi abituali, Mario Mattoli, Camillo Mastrocinque, Sergio Corbucci, il suo arrivo sul set seguiva un rituale preciso. La troupe si convocava al mattino per preparare tutto loccorrente o per girare le scene che non richiedevano la presenza di Tot, il quale arrivava soltanto alle due del pomeriggio. Al mattino non si pu far ridere, diceva, anche perch lui, secondo unabitudine contratta negli anni della giovinezza spesi in teatro, al mattino dormiva. La troupe lo accoglieva rispettosa; lui andava a stringere la mano a tutti, quindi si sedeva per sorbire con calma il caff insieme al regista e agli attori principali. Dopo qualche minuto di conversazione, Tot chiamava Mario Castellani, la sua inseparabile spalla e aiuto regista: Castella, che avimm a fa? Dicite!. Castellani spiegava la scena e leggeva il copione che Tot aveva fatto finta di visionare prima di firmare il contratto. Buona, bellidea, proprio divertente. Per, sarebbe meglio fare cos. Castella, prendete il lapis, e gi a dettare una sceneggiatura completamente diversa. Quando poi si andava a girare, racconta Nino Taranto, indimenticabile compagno di lavoro di Tot, facevamo una terza cosa, completamente diversa dal copione e da quello che lui aveva dettato a Castellani. Quando poi, verso le otto, pensava che per quel giorno si fosse fatto abbastanza e che la sua giornata di lavoro fosse finita, Tot si metteva a fischiettare: tutti capivano che era lora di tornare a casa. Con questi nuovi registi Tot aveva quindi cambiato abitudini: arrivava sul set a tutte le ore, si sobbarcava a strapazzi e fatiche che in precedenza aveva sempre affidato alle controfigure, ascoltava le loro spiegazioni con attenzione, si metteva completamente nelle loro mani.
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