Christa Wolf
PINI E SABBIA
DEL BRANDEBURGO
Saggi e colloqui
edizioni e/o
Edizione italiana a cura di Maria Teresa Mandalari
Titolo originale: "Die Dimension des Autors"
Copyright 1987 by Luchterhand Verlag
Copyright 1990 by Edizioni e/o
Su concessione Edizioni e/o
INDICE
Christa Wolf: dinamica storica e civile senza frontiere, di M.T. Mandalari: pagina 4.
Leggere e scrivere: pagina 23.
Pretesa di verit (La prosa di Ingeborg Bachmann): pagina 81.
Inquietudine e coinvolgimento (Colloquio con Joachim Walther): pagina 101.
Autenticit soggettiva (Colloquio con Hans Kaufmann): pagina 131.
Pini e sabbia del Brandeburgo (Colloquio con Adam Krzeminski): pagina 176.
E va bene! Per la vita futura comincia oggi (Una lettera su Bettina): pagina 193.
Parlare di Bchner (Discorso di Darmstadt): pagina 247.
La "Pentesilea" di Kleist: pagina 268.
Malattia e rifiuto d'amore (Domande alla medicina psicosomatica): pagina 292.
Discorso di Vienna: pagina 322.
Discorso di ringraziamento per il premio Fratelli Schll a Monaco: pagina 326.
Note: pagina 336.
Cronologia della vita e delle opere: pagina 344.
Christa Wolf:
dinamica storica e civile senza frontiere
"... una grande personalit etica..."
(Hans Mayer, 1987)
Il verbo tedesco "entgrenzen" (letteralmente togliere frontiere, limiti, pastoie, e quindi anche oscurit, misteri: "mortifero per l'essere umano l'inconoscibile", asserisce il drammaturgo tedescoorientale Heiner Mller), che mira nel suo significato finale a fare opera di chiarificazione ed molto usato nella recente letteratura della R.D.T., potrebbe essere assunto addirittura a filo conduttore dell'evoluzione, in un arco di oltre vent'anni (qual quello che qui di seguito si offre), della scrittura letteraria di Christa Wolf: un arco retto, sempre pi consapevolmente e dichiaratamente, dall'esigenza del dialogo, nel segno del mutamento storico e della memoria.
Come ogni autore munito di un ben saldo e progrediente retroterra di pensiero e di riflessione, la scrittrice slesiana trasmisgrata adolescente in quella Prussia ch' ormai da pi di due secoli il luogo caldo e centripeto del germanesimo, possiede oggi - alle spalle di un trentennio di lavoro letterario e di una diecina di libri d'una particolare narrativa etico-storica - una piattaforma di esposizioni teoriche depositate in un nutrito numero di saggi letterari, colloqui, interventi e discorsi pubblici: presentarla trascegliendo le pi indicative perch l'arco evolutivo risulti pi evidente, significa considerarla (come di fatto) un tutt'uno con la sua produzione propriamente narrativa, senza soluzione di continuo. (N credo si possa dare un'approfondita e compiuta comprensione dell'opera della Wolf se non si tiene presente questo punto.) E' quanto qui si cercato di prospettare, ora che quella produzione quasi interamente accessibile al pubblico italiano.
Alla fine degli anni Cinquanta, la giovane laureata in germanistica stabilitasi, dopo Jena, Halle e Lipsia, a Berlino e dedicatasi pienamente alla scrittura (nel 1961 usciva il primo libro, la "Moskauer Novelle"), avvertiva la necessit di indagare in profondit le radici giustificative del proprio libero lavoro, non soltanto nelle motivazioni conoscitive del personale percorso interiore (il brano pi esplicito in tal senso il colloquio con lo storico della letteratura Hans Kaufmann) ma soprattutto nella realt - la vita, gli indirizzi e le realizzazioni della R.D.T. - che la circondava e cui aderiva nella sua esistenza di convinta marxista, formatasi adolescente entro le strutture scolastiche antifasciste della R.D.T. e all'interno di quegli storicistici canali di pensiero.
Si delineava per lei, inoltre, la contrapposizione, dopo le conferenze-confronto di Bitterfeld, con l'altro paese germanico, in cui letterariamente si disputava allora sul linguaggio e sulla crisi del romanzo mentre entrava in campo (assai presto inquinata) la produzione letteraria del lavoro col Gruppo 61.
In questo quadro, l'acuto spirito d'osservazione e riflessione della Wolf offre gi una prova consistente con "Il cielo diviso" (1963), ove - contrariamente a quanto pu apparire alla superficie - ci che pi le preme indagare non affatto in che modo si svolgano le cose nelle scuole, nelle fabbriche e nei sindacati socialisti, oppure quale sia la temperie sentimentale dei due protagonisti, bens invece la "qualit dei rapporti sociali" che intercorrono tra gli individui e la societ circostante sotto l'urto di avvenimenti e di sentimenti, di contrasti sociali e reazioni personali, affrontati dai singoli secondo le rispettive mentalit e tendenze, cio secondo la loro "qualit umana".
Comincia a rendersi visibile, come in trasparenza, il manifestarsi di quegli imperativi etici che, nella Wolf, costituiranno via via sempre maggiormente la colonna portante della scrittura, nelle valutazioni storiche e nell'esposizione narrativa: qui, danno luogo a parecchie pagine di intensa emozione espressiva, peraltro in genere abbastanza rare nel suo narrare.
Sicch "Il cielo diviso" (il frutto pi notevole della nuova letteratura socialista nella R.D.T., scrive Enzo Collotti nel 1968) ha una particolare importanza agli inizi del moto evolutivo verificatosi, lentamente ma sicuramente, lungo la successiva produzione wolfiana.
Tenendo sempre presente, sul finire degli anni Sessanta, il parallelo d'osservazione con la letteratura tedesco-occidentale, e aumentando in questa l'ambiguit, l'evasivit e la fuga dai problemi reali, oltre a una crescente distorsione d'idee e sentimenti, insieme con le varie ribellioni degli arrabbiati e pi tardi con la distensione tendente al narcisismo e al manierismo della "neue Empflndsamkeit", la Wolf impianta - questo il periodo della composizione di "Riflessioni su Christa T." -, quasi col taglio di un manifesto giustificativo, il saggio "Leggere e scrivere" (1968), che contiene le basi della sua concezione e metodo di scrittura ( l'autore una persona importante), del cmpito fondamentale che assegna allo scrittore nella sfera della consapevolezza e del mutamento sociale (l'autore deve possedere autenticit e veridicit, perch senza veridicit non vi letteratura): come per Hofmannsthal il nucleo dell'estetica etico, cos per Christa Wolf.
Da qui, responsabilit umana e civile, poich l'opera dello scrittore costituisce le sue credenziali, la sua moralit.
Il carattere di dialogo con un potenziale lettore che, in un mondo caotico e dispersivo, vuole riflettere su se stesso e sui fenomeni circostanti, rappresenta la molla primaria ed eminente della scrittura della Wolf, la quale rivendica alla prosa letteraria tale grave ed esclusivo compito, distinguendo nettamente tra linguaggio visivo (quello dei "mass media") e linguaggio scritto e in tal modo richiamando alla massima responsabilit il prosatore o narratore.
Dal momento in cui, con l'attenzione concentrata sul soggetto singolo (in "Riflessioni su Christa T.", 1968) e sul suo poliedrico paesaggio interiore, che spazia tra passato e futuro ancorandosi spesso con fatica e stupore nel presente, da quel momento ha inizio il vero e proprio dialogo della Wolf, mai smentito in seguito in nessun libro, anzi ampliato da sempre nuovi settori di problemi umani e sociali assunti entro il reticolo dei propri interessi di scrittura.
Il dialogo preminente ha come referente, si capisce, la societ della R.D.T., ma latente e non meno importante , tuttavia, l'interlocutore occidentale alla cui caparbia ed evasiva "Verdrngung", cio rimozione della memoria storica, ella opporr, a met degli anni Settanta, l'unico libro di taglio veramente epico, "Kindheitsmuster" (Modelli, o trame, di un'infanzia): la dettagliata vicenda autobiograficopolitica di un mutamento interiore.
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