1. Odessa
Al principio, un luned di met agosto in cui la calura del West Te xas era rappresa nel cielo, cera solo un gran rimestare di sogni. Era ufficialmente il primo giorno di allenamenti e segnava linizio di una nuova squadra, di un nuovo anno, una nuova stagione, con un nuovo, entusiasmante grido scarabocchiato febbrilmente in fondo agli annuari e sul lunotto posteriore delle auto: STAGIONE OTTANTOTTO IN FINALE COL BOTTO!
Erano passate da poco le sei del mattino quando i coach cominciarono ad apparire alla spicciolata negli spogliatoi della Permian High School. Le strade di Odessa erano deserte, non cera traccia di vita a parte leterno bagliore delle luci dei minimarket, un isolato dopo laltro. Il Kmart era chiuso, ovviamente, cos come Wal-Mart. Negli spogliatoi, per, ospitati in un basso edificio alle spalle del palazzo principale della scuola, si percepiva solo una deliziosa trepidazione. Sulla scrivania dei vari coach riposavano un cappellino con la tesa ancora rigida e un paio di polsini che non contenevano la chiazza rovente del sudore, tutti con la parola PERMIAN cucita sul davanti con filo perlaceo. Il fischietto di uno dei coach emise il suo penetrante grido, poi si ud lallegra esortazione forza, gente!. Nellaria cera lodore del lucido per mobili. La polvere e lo sporco della passata stagione erano stati spazzati via per sempre.
Dopo unoretta arrivarono i giocatori. Era giunto il momento di mettersi al lavoro.
Benvenuti, ragazzi furono le parole con cui il coach Gary Gaines diede inizio alla stagione 1988, e cinquantacinque liceali, tutti con magliette e pantaloncini grigi identici, seduti su panche di legno identiche, lo guardavano negli occhi. Lo ascoltavano, o almeno ci provavano. Vincere il campionato. Essere selezionati per lAll-State Game e conquistarsi un posto sul Wall of Fame della Permian. Chiudere la stagione con un biglietto per luniversit statale del Nebraska, dellArkansas o del Texas. Qualsiasi fossero le loro fantasie, quel giorno tutto sembrava possibile.
Le parole pacate di Gaines inondarono la stanza, e si udivano suoni simili fatti di intimit e accoglienza in centinaia di altre cittadine texane che in quella giornata dagosto celebravano linizio degli allenamenti di football, dal confine orientale dello stato a Marshall fino al confine nord, su a Wichita Falls, dal confine sud di McAllen fino a quello occidentale, a El Paso. Erano le parole di Gaines, ma avrebbero potuto essere pronunciate da qualsiasi coach intento a perpetuare il rituale dello sport, il rituale del football liceale.
Ci sono milleduecento maschi alla Permian High School. Milleduecento divisi per tre classi fanno quattrocento maschi per ogni anno det. Voialtri siete di una razza molto speciale. In quella scuola ce ne sono alcuni bravi quanto voi, ma per qualche motivo non sono stati capaci di spiccare. Il football non per tutti. Voi per siete speciali.
Vogliamo che siate i nostri tedofori per la stagione ottantotto. Sono certo che per voi significhi qualcosa. Sono anni che sognate questo momento, che sognate di far parte di questa squadra, alcuni di voi ci pensano da quando mi arrivavano al ginocchio. Lavorate sodo, ragazzi, c un prezzo da pagare per stare qui. Siate orgogliosi di far parte di questo programma. Fate onore alla tradizione, cominciata tanti anni fa.
Quella tradizione era ben custodita su una parete dello spogliatoio, dove ogni giocatore selezionato per lAll-State negli ultimi ventinove anni era debitamente immortalato in una fotografia dieci per quindici. Era ben custodita nel proclama del Comune appiccicato in bacheca, in cui si rendeva lode a una delle squadre dei Panthers vincitrici del campionato statale. Era ben custodita nella moquette nera, nei pensili bianchi e neri e nel tappeto nero a forma di pantera. Era ben custodita nella biblioteca della contea, dove un volume di duecentotrentacinque pagine raccontava la storia del football alla Permian con molti pi dettagli di qualsiasi resoconto sulla storia della citt.
Tra tutte le leggende di Odessa, quella del football liceale era la pi longeva. Vi si percepiva una storia profonda e duratura, una comunione dintenti fuori posto in quella citt il cui nome stesso aveva origini non ben precisate.
Odessa
In origine, non cera nulla che ne giustificasse lesistenza. Era figlia della sacra unione tra ingenuit yankee e aggressivit commerciale, smerciata pezzo per pezzo in uno dei primissimi esempi di vendita per corrispondenza della storia.
Venne fondata negli anni Ottanta dellOttocento da un gruppo di uomini di Zanesville, Ohio, che avevano intravisto unottima occasione per fare soldi, se solo avessero trovato un modo per attirarci la gente, indurla chiss come a credere che quella terra nascondesse munifici segreti, quella terra sterminata che riempiva il cuore di sofferenza pi che di stimoli, e che si estendeva allinfinito, piatta, a eccezione della depressione alla base delle rocce di copertura, dove un tempo pascolavano i grandi branchi di bisonti in cerca di acqua. Alle mancanze di Odessa e bastava un semplice sguardo perfino dellocchio pi caritatevole per capire che di cose ne mancavano parecchie gli speculatori dellOhio rimediarono con la forza dellimmaginazione. Con quattordicimila acri da vendere, del resto, mica potevano dilungarsi troppo sulla veridicit di quanto pubblicizzavano.
La societ di Zanesville stil una lista delle pi allettanti qualit paesaggistiche che il paese potesse offrire e decise di attribuirle a Odessa, a prescindere dal fatto che le avesse o meno. Nelle brochure e negli opuscoli descrisse un luogo dal clima mite come quello della California del Sud, e dove la terra era fertile come nei migliori poderi del Kansas o dellIowa.
Sorgeranno splendide citt lungo i binari ferroviari che attraversano la pianura, e nel giro di pochi anni da queste parti si potr accumulare una fortuna immensa nel campo immobiliare. Ci troveremo di fronte alla pi straordinaria emigrazione di massa dai tempi in cui la scoperta delloro spinse migliaia di persone a cercare fortuna in Colorado prevedeva audacemente nel 1886 Henry Thatcher sul Chillicothe Leader.
Come se questo non bastasse a convincere la gente ad abbandonare lOhio meridionale, Odessa cominci a essere pubblicizzata come unutopica localit termale che vantava inoltre un college da dodicimila dollari, una biblioteca pubblica e il divieto di consumare alcolici. Chi soffriva di consunzione, bronchite, malaria, problemi ai reni, alla vescica o alla prostata, di asma o reumatismi sarebbe stato accolto a braccia aperte, recitava lopuscolo promozionale.
I falliti, i moribondi o gli allergici al lavoro, gli scialacquatori e i politicanti da strapazzo, invece, non erano i benvenuti, sempre stando allopuscolo. Cosa che, a quanto pare, tagli fuori automaticamente gran parte della gente che avrebbe potuto nutrire qualche interesse per un posto del genere.
La grande asta per i terreni di Odessa si svolse il 19 maggio 1886. I ragazzi di Zanesville, prudenti fino allultimo, la organizzarono cinquecentosessanta chilometri a est, a Dallas. Dai registri storici di Odessa non si capisce con precisione quanti coloni avessero acquistato un lotto. Fatto sta che una decina di famiglie metodisti tedeschi della zona occidentale della Pennsylvania, intorno a Pittsburgh , sperando di fondare lUtopia di cui avevano sentito parlare con tanta magniloquenza, alla fine arrivarono.