CLASSICI ITALIANI
COLLEZIONE FONDATA DA FERDINANDO NERI
DIRETTA DA
MARIO FUBINI
VOLGARIZZAMENTI
DEL DUE E TRECENTO
A cura di
CESARE SEGRE
UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE
De Agostini Libri S.p.A. - Novara 2013
UTET
www.utetlibri.it
www.deagostini.it
ISBN: 978-88-418-8996-1
Prima edizione eBook: Marzo 2013
1953 Unione Tipografico-Editrice Torinese nella collana Classici italiani
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INDICE DEL VOLUME
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INTRODUZIONE
Volgarizzamento , nella nostra prima letteratura, situazione mentale prima ancora che attivit specifica. Le formule di Guido Fava, le lettere di Guittone, il trattato di Bono Giamboni, possono sembrare in pi punti foggiati su un modello latino che non esistette mai. Lorientamento delle prime opere originali in prosa non differisce molto da quello delle ultime opere in latino, essendo le condizioni culturali degli autori pressoch le medesime; gli interessi delluna e dellaltra attivit si sostengono a vicenda.
Non deriva tuttavia da questa premessa che la carovana dei volgarizzamenti sia proceduta su un binario unico. Differenze di pubblico e di cultura, prima di tutto; e poi un maturarsi, un affinarsi del gusto. Una prima distinzione generica quella della lingua: originali francesi, originali latini. La maggior vicinanza delle due lingue, il carattere romanzesco o (per lo pi) tritamente didattico delle opere, assegnano senzaltro le traduzioni dal francese ad un pubblico pi curioso che rigoroso, pi avido che attento: il pubblico pi grosso, nei gusti, e pi vasto. Ma anche le traduzioni dal latino presentano una variet di movenze che la variet degli interessi, delle pretese pi o meno modeste. Gi i testi religiosi e didattici evidente che mirano soprattutto ad offrire spunti alledificazione o sapienza spicciola. Ma anche i testi storici o poetici possono essere intesi dal volgarizzatore e dal pubblico come un eccitante per scorribande romanzesche o leggendarie, o come una faticata ricostruzione dellantico.
Ecco perci che la varia fortuna e il vario atteggiarsi dei volgarizzamenti ci portano pian piano, se non al centro, nella prossima periferia di quello che sar lUmanesimo. Abbiamo sottocchio circa un secolo della nostra storia letteraria; e ai due estremi stanno, da un lato Guittone e Brunetto, dallaltro Petrarca e Boccaccio. Se poeti e prosatori sono i protagonisti, i volgarizzatori sono le controfigure; e non improbabile che questi abbiano dato aiuto o suggerito qualcosa a quelli certo invece che nella loro opera, perch appoggiata ad un modello esterno invece che ad un pi saldo fulcro ideale, le sollecitazioni dei varii momenti letterari hanno condizionato pi vistosamente elementi e tracciati.
La cronologia (approssimativa, si sa, perch poche delle traduzioni sono databili con sicurezza), non fa che confermare la progressione ideale che le caratteristiche dei volgarizzamenti additano non ambiguamente. E si ottengono linee ora parallele ora convergenti ora divergenti; cio altrettanta variet sulla linea del tempo che nello spazio delle tendenze.
Le prime traduzioni vennero eseguite in zone eccentriche rispetto alla Toscana: in Roma (le Storie de Troia e de Roma, le Miracole de Roma) e nel Veneto (il Panfilo, i Disticha Catonis); zone, questa e quella, gi allietate o pronte ad esser percorse da una certa attivit letteraria. Roma mostrava, nella limitatezza della sua cultura, un volgare robusto e vitale, in unarea dove giungevano le ultime onde della cultura cassinese e dove si sarebbe diffuso il rude misticismo delle laude; il Veneto sera appassionato alle vicende romanzesche che ora in francese, ora in un linguaggio misto di francese e di veneto, i cantambanchi intonavano sulle piazze; e la letteratura religiosa, come in Lombardia, vera stata tuttaltro che infeconda. Il carattere dei testi tradotti e il modo della traduzione sono tali tuttavia da farci guardare a questi volgarizzamenti come a documenti culturali importanti fin che si vuole, ma privi di sollecitazioni per lavvenire. Le Storie de Troia e de Roma, come altri volgarizzamenti contemporanei, sono antiche leggende e incerti ricordi storici scritti poco prima in latino, e volgarizzati per soddisfare un maggior numero di curiosit; il Panfilo, i Disticha Catonis sono un esercizio scolastico di traduzione, e come tali gi notevoli; ma non circondati da un calore di cultura classica tale da fame germogliare molti altri. Cos pure isolata rimane la traduzione dellenciclopedia di Bartolomeo Anglico fatta a Mantova da Vivaldo Belcazer.
Limportanza del Veneto, e di tutta la civilt settentrionale del Duecento, per gli svolgimenti della nostra letteratura, va cercata altrove. Il Settentrione, e specialmente il Veneto, si addoss infatti il cmpito di intermediario tra il mondo letterario francese, allora in piena fase di espansione e di dominio, e lItalia. Non solo i poemi francesi venivano ascoltati e letti in Italia settentrionale nella loro veste originale, e altri, in francese o in franco-veneto, vi venivano composti, e rifacimenti che ora noi leggiamo in toscano partirono probabilmente dallarea veneta, ma persino cronisti, come Martino da Canale, e narratori parte autobiografici parte fantastici, come Marco Polo, ritennero conveniente, e quasi naturale, affidare al francese lavvenire dei loro scritti. Limportanza di questa mediazione veneta riuscir evidente, se si pensi alla popolarit dei romanzi francesi in tutta Italia nel Due e Trecento; e che questa popolarit, per adesione, trascin con s quanto del mondo classico aveva attirato ed innamorato gli scrittori di Francia, tanto che la materia troiana, lEneide, la Farsalia, furono conosciute dal pubblico italiano quasi esclusivamente nella forma romanzata di cui erano state vestite di l dalle Alpi. Cos quei residui di memoria classica che il popolo aveva conservato nelle sue leggende, riebbero vigore tra lo stesso popolo, prima ancora che ai letterati si rivelasse imperiosamente la bellezza dei poeti latini che essi gi conoscevano e studiavano ma con intendimenti e gusti ancora medievali.
Cultura dunque di carattere tuttaltro che aristocratico quella che dalla Francia veniva importata con avidit: si trattava infatti, oltre che delle compilazioni romanzesche (come i varii Tristani) o di origine classica (i Fatti di Cesare, il Romanzo di Troia ecc.) a cui gi s accennato, di raccolte di novelle (i Dodici conti morali, il Libro dei Sette Savi, i Conti di antichi cavalieri), di bestiari, di enciclopedie (il Tesoro); era la borghesia comunale che sentiva la necessit, e il piacere, della lettura.
La storia dei volgarizzamenti dal latino percorse un itinerario dapprincipio pi limitato e per pi facilmente determinabile ; anche se saccingeva ad imboccare una strada monumentale. Una tradizione sistematica di volgarizzamento, una scuola, quasi, sebbe soltanto nellambiente giuridico (e retorico, ch linsegnamento della retorica era affiancato a quello del diritto come indispensabile ausiliario). Dalle antichissime formule cassinesi, la necessit di unequivalenza non solamente opinabile tra il documento e la formula latina, e la versione, o la retroversione, per il teste o limputato indotto, simpose molto presto ai giuristi. Da questo, alla consuetudine di pronunciare senza scapito della solennit i discorsi pubblici in volgare (affermazione della civilt borghese), al tentativo di trasportare le norme dell
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