Il libro
Teorie di genere. Femminismi e semiotica
Ai tempi del #MeToo, di Ni Una Menos,dei femminicidi e dei nuovi femminismi, necessario tornare a riflettere sul genere.Non sulla cosiddetta e inesistente teoriagender, lo spauracchio che lecitochiamare reazionario, perch reagiscealla messa in questione degli stereotipi.Bens necessario riflettere sul modoin cui femminile e maschile sonoculturalmente costruiti, nella linguae dalla lingua, nei e dai diversi sistemidi significazione. Il femminismo, infatti,non solo il movimento politico e socialeche ha gi determinato importanticambiamenti sia nella nostra vitache nella legislazione del nostro paese(mentre il costume e la politica nazionalesembrano piuttosto proporre regressioni).Il femminismo non si esaurisce nemmenonella pur necessaria critica filosoficaal cosiddetto patriarcato. Il femminismo anche un pensiero teorico profondoe variegato sui processi attraverso cui ilsoggetto si costituisce in quanto sessuato.Si tratta di processi innanzitutto testuali,che interpellano perci lo specificosguardo della semiotica. Di tali processiquesto volume offre una panoramica:riconosce ai testi (di letteratura, di cinemae tv, ma anche del web e dei socialnetwork) la rilevanza e lattenzione di cuisono degni, per individuare e affinaregli strumenti teorici e analitici pi utiliper indagare le rappresentazioni di genere.Una nuova introduzione, alcuni capitoliaggiuntivi e unaccurata revisione eriscrittura integrano alla prima edizionedi questo testo i necessari aggiornamentiteorici, tematici e bibliografici.
Le autrici
Cristina Demaria
professoressa associata di Semioticapresso il dipartimento di Filosofia eComunicazione dellUniversit di Bologna,dove insegna Analisi dei linguaggi televisivie Semiotica del conflitto. Oltre a numerosisaggi dedicati al genere e alle suerappresentazioni, ha anche pubblicatoIl trauma, larchivio e il testimone(Bolonia University Press, 2012)e Semiotica e memoria (Carocci, 2006).
Aura Tiralongo
dottoressa di ricerca in Semioticaspecializzata in analisi degli stereotipisociali e di genere. Insegna nei corsidi Semiotica e di Storytelling allUniversitIULM e allIstituto Raffles di Modae Design di Milano. In parallelo allattivitaccademica lavora come copy editore content writer, scrivendo per stampae agenzie media nazionali e multinazionali.
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www.bompiani.eu
2019 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani
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M A R A P C A N A .T O D A Y
Si ringrazia Freeda Media per lautorizzazione a riprodurre
le immagini dellinserto iconografico
ISBN 978-88-587-8509-6
M A R A P C A N A .T O D A Y
Prima edizione Strumenti Bompiani: giugno 2003
Edizione digitale: ottobre 2019
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Progetto grafico: Polystudio.
Indice
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PREFAZIONE ALLA NUOVA EDIZIONE
Proprio nei giorni in cui stiamo chiudendo la revisione di questo volume scoppia lennesimo dibattito sul sessismo, forse mai estinto, che caratterizza il nostro paese, e Natalia Aspesi conclude un editoriale della Repubblica (10 luglio 2019) su Il bisogno di umiliare le donne, constatando che non un buon momento se sei femmina. Quel bisogno atavico di umiliare nel corpo le donne, oggi uscito dal privato, allargandosi a tutto il genere femminile (tranne la mamma ovvio). Le umiliazioni certo investono il corpo, ma spesso iniziano dagli insulti, da parole solo apparentemente innocue. Come Stefano Bartezzaghi ci ricorda (la Repubblica del 9 luglio 2019), non sono per solo parole: definiscono il mondo e come lo comprendiamo, il modo in cui siamo interpellate, e come ci pensiamo.
Non succede per solo questo, in Italia e soprattutto nel mondo, quando si discute di donne e di uomini e delle divisioni di genere. In questo strano presente contraddittorio e ambivalente in cui ci troviamo a vivere sembra accadere tutto e il contrario di tutto. Mentre la misoginia e il sessismo traggono nuova linfa dalle rivendicazioni dei governi populisti e sovranisti, e il concetto di famiglia tradizionale viene celebrato da convegni e consessi internazionali, il termine feminism nel 2017 viene indicato dal dizionario Merriam-Webster il dizionario per eccellenza del lessico inglese come la parola pi consultata dellanno.
Il 2017 lo stesso anno in cui metoo, un termine usato per la prima volta gi nel 2006 da unattivista politica statunitense per indicare le accuse pubbliche di molestie sessuali, si trasforma in #MeToo e inizia a rappresentare non solo una sollevazione femminile o una resa dei conti politica, bens un pi ampio movimento culturale femminista, che si pone al centro del dibattito pubblico globale. Ma gi con il movimento Ni Una Menos, sorto in Argentina nel 2016 per protestare contro la violenza sulle donne, il movimento femminista aveva ripreso visibilit, rivendicando non solo la propria esistenza, ma anche la possibilit di un futuro politico. Nel privato e nel politico, la rilevanza della tematica di genere emerge in modo prepotente, condizionando destini e percorsi di vita: si pensi al gender gap retributivo, alla difficolt di ricollocazione lavorativa delle donne madri e alla drammatica questione aperta della conciliazione fra carriera e maternit. Problemi mai risolti, e che anzi si ripropongono con particolare violenza in un presente in cui riemergono come un fiume carsico gli stereotipi e gli antichi attributi per natura femminili. Nonostante i molti progressi formali, nelle pratiche di vita la donna ancora preferibilmente assegnata a mansioni di cura e di assistenza, a imperativi di disponibilit costante e se necessario di sacrificio. In questo scenario, la parola femminismo spesso osteggiata e guardata con sospetto dalle stesse donne coinvolte in queste pastoie culturali. Uno strabismo dal portato trasversale, che spesso emerge anche in contesti segnati da buoni livelli di cultura e di formazione, e che si arricchisce come vedremo di rinnovati canali e capacit di esibizione del s, di self branding, di narrazioni correttive e auto-celebrative positive e di successo (cfr. appendice).
Il femminismo per, ieri come oggi, non solo quel movimento politico e sociale che ha determinato importanti cambiamenti nella nostra vita e nella legislazione del nostro Paese, e che altri progressi, ancora, vuole affermare (mentre il costume e la politica nazionale sembrano piuttosto proporre regressioni). E nemmeno si esaurisce nella pur necessaria critica filosofica al cosiddetto patriarcato. Larco del femminismo ampio, composito, complesso, arricchito da evoluzioni storiche e talvolta anche da significativi conflitti su presupposti e metodi del suo operare. Un arco che merita approfondimenti e spiegazioni: offerte ma anche richieste. E che senzaltro si impone come materia di studio e di ricerca: in Italia con significativi ritardi, nientaffatto casuali, rispetto ad altre parti del mondo.M A R A P C A N A .T O D A Y
Tuttavia ancora grande la confusione sui modi, gli intenti e i significati stessi del femminismo, di cui preferiamo parlare al plurale: femminismi, proprio per marcare la variet degli approcci e delle posizioni. Le confusioni e strumentalizzazioni pi rilevanti riguardano la categoria di genere, che indica la costruzione sociale, culturale e discorsiva (le parole non sono appunto solo parole) del femminile e del maschile; una categoria che ha rappresentato la trasformazione del femminismo stesso in una corrente di pensiero teorica o, meglio, in una teoria critica delle culture e dei modi stessi di produzione della conoscenza.