Luca Guzzardi (a cura di)
Il pensiero acentrico
lirruzione del caos nellimpresa conoscitiva
saggi di Cornelius Castoriadis, Elisabetta Donini,
Paul K. Feyerabend, Giulio Giorello,
Franco La Cecla, Emmnuel Lizcano Fernndez,
Edgar Morin, Jean Petitot, Ilya Prigogine,
Pierre Rosenstiehl, Salvo Vaccaro
eluthera
2015 eluthera
immagine di copertina: elaborazione grafica di un frattale
iStock.com / konkrete
isbn 978-88-98860-69-2
prima edizione digitale marzo 2017
il nostro sito www.eleuthera.it
e-mail: eleuthera@eleuthera.it
Indice
introduzione
Libert per spiriti audaci
di Luca Guzzardi
capitolo primo
Il metodo anarchico
di Edgar Morin
capitolo secondo
La logica del magma
di Cornelius Castoriadis
capitolo terzo
Un nuovo paradigma
di Emmnuel Lizcano Fernndez
capitolo quarto
Ordine e disordine
di Ilya Prigogine
capitolo quinto
I sistemi acentrati
di Jean Petitot e Pierre Rosenstiehl
capitolo sesto
Il cerchio e la rete
di Salvo Vaccaro
capitolo settimo
Contro lineffabilit culturale
di Paul K. Feyerabend
capitolo ottavo
Il malinteso
di Franco La Cecla
capitolo nono
Il pluralismo epistemologico
di Elisabetta Donini
capitolo decimo
Critica della ragion radiale
di Giulio Giorello
introduzione
Libert per spiriti audaci
di Luca Guzzardi
Che cos unenciclopedia? Lo storico Ruggiero Romano, inaugurando quella promossa e pubblicata da Einaudi (di cui fu vera e propria anima: a un tempo ideatore, coordinatore e curatore), rispondeva che tipicamente le enciclopedie riflettono un momento o laltro della vita culturale: quello della perfetta stabilit del sapere, della certezza intellettuale, della convinzione che una vetta stata raggiunta [], e laltro momento di un sapere mutante, in crisi, come suol dirsi comunemente, di una cultura che si cerca, di una societ che vede emergere nuovi valori. questo il caso del quadro generale in cui nasce lenciclopedia settecentesca.
La descrizione di una macchina, insisteva Diderot, pu iniziarsi da una sua parte qualsiasi []. Quanto alluniverso, particolarissima macchina palpitante, pu esser rappresentato sotto uninfinit di punti di vista, tanti quanti sono gli elementi che lo compongono. Dallinterno. Nessuna provvidenza. Nessuna ragione esterna. Nessuna soluzione gerarchica. Solo sguardi che osservano sguardi, giacch il numero dei sistemi possibili della conoscenza umana tanto grande quanto il numero di tali punti di vista. Le premesse teoriche del Circolo di Vienna avrebbero potuto fruttare un atteggiamento assai pi liberale di quanto i suoi critici (primo fra tutti Karl Popper) e forse persino parecchi suoi componenti erano disposti a concedere. In particolare, da ci discende che nellimpresa conoscitiva nel suo senso pi ampio non in gioco una ragione disincarnata che scorge dallalto la totalit dei rapporti, vedendone la profondit sino alle radici (quella che talvolta chiamata la prospettiva dellocchio di Dio), bens la ricerca dallinterno di strategie singolari per percorrere una rete che non ha inizio, non ha fine, non ha centro, non ha periferia. Che aperta a una pluralit di soluzioni potenzialmente contrastanti. Che nel suo dispiegarsi d luogo a spiegazioni molteplici. Ogni sguardo globale sulla rete solo una configurazione possibile. Pensiero acentrico e proliferazione teorica sono facce di una stessa medaglia.
Di qui linteresse epistemologico di una storia del pensiero (specie scientifico nonch filosofico) che non si presenti come la marcia trionfale della verit su credenze scorrette e superstizioni, ma che miri alla ricostruzione puntuale del groviglio in cui nuove acquisizioni pratiche e teoriche sono emerse da materiali bassi e spregiati, per riprendere una battuta nietzscheana di Umano troppo umano . Come ricorda Paul K. Feyerabend nel saggio che riproponiamo qui: Nonostante la nebbia persistente delloggettivismo e nonostante i trucchi relativistici ispirati dallidea kuhniana di paradigma, molte scienze vivevano e vivono tuttora nellambiguit e nella contraddizione. Non avrebbero nessunaltra possibilit di vita. Nuovi problemi esigono nuovi approcci, che per non cadono sulla terra come la manna dal cielo della creativit (questo volume, p. 171). Non un male, di per s, che idee antiquate restino in uso, finch qualche mente ordinata non riesce a percepire una struttura completamente nuova, nuovi limiti di senso e fa quello che le riesce meglio. Anzi, stando a Feyerabend questa la ragione per cui la presentazione dei risultati scientifici si differenzia in modo tanto marcato da quello che succede nel corso della ricerca, cio nella fase in cui si sta ancora pensando (questo volume, p. 171).
In questo spirito, il presente volume raccoglie una selezione di testi comparsi per la prima volta in due volumi monografici della rivista Volont, rispettivamente intitolati Il pensiero eccentrico (4-1991/1-1992) e Tutto relativo, o no? (2-3/1994). In gran parte i saggi facevano riferimento, seppure talvolta solo indiretto, a quei sistemi che nel 1977 Jean Petitot aveva qualificato come acentrati , caratterizzandone il problema di fondo nel modo seguente: In che misura un sistema, le cui componenti agiscono solo in funzione di uninformazione locale , capace di performances globali ?. Di fatto, l Enciclopedia einaudiana da cui abbiamo preso le mosse e che conteneva la voce Centrato/Acentrato fornisce essa stessa un esempio di sistema acentrato: organizzata secondo lemmi che si rimandano reciprocamente, non individua un centro sovrano, bens delinea una molteplicit di nodi collegati tra loro, istituendo cos, gi sul supporto cartaceo molto prima dellirresistibile ascesa del silicio, una rete vasta almeno idealmente quanto il mondo: di qui la possibilit di scegliersi una variet di punti di partenza e di percorsi di ricerca, secondo uno schema che ha non poche somiglianze con il Castello dei destini incrociati (1973) di Italo Calvino.
Ma opportuno chiarire lidea di sistema acentrato con un esempio pi tecnico, che lasci intravedere sia la specificit sia la duttilit del problema. Su una scacchiera a caselle mobili alcune, in ordine sparso, sono nere. Come fare a raggrupparle tutte, diciamo, il pi in alto e il pi a sinistra possibile? La prima [soluzione] essenzialmente gerarchica. Essa fa intervenire unintelligenza esterna in possesso di una consapevolezza globale della situazione []. La seconda, anchessa gerarchica, considera le componenti (in questo caso le caselle) come individui in possesso ciascuno di una consapevolezza globale della situazione, in grado cio di determinare la propria posizione sulla scacchiera []. Se queste due soluzioni sono figlie di un pensiero tipicamente centrico , disposto in buon ordine attorno a una ragione sovrana da cui promana lordine gerarchico, ne esiste una terza che ricava la consapevolezza della situazione dalla situazione stessa, senza far ricorso a unintelligenza data a priori . La soluzione cui questo stile acentrico d luogo propriamente acentrata []. Essa consiste nel localizzare sia lintelligenza dei componenti sia linformazione di cui essi possono disporre.
In questa terza soluzione le caselle nere dovranno spostarsi unicamente sulla base dellinformazione determinata osservando il comportamento di quelle adiacenti. Se il pensiero gerarchico caratterizzato dalla tensione verso lonniscienza, quello acentrico tipicamente miope: i suoi punti di riferimento sono estratti soltanto dallambiente circostante. Ci, notava Petitot, legava lacentrismo alla teoria degli automi cellulari elaborata allinizio degli anni Cinquanta del Novecento dal matematico John von Neumann e lo poneva alla base di almeno due importanti programmi di ricerca in matematica e teoria dellinformazione: la teoria dei grafi e le reti di automi. Inoltre, in virt della sua propensione a fornire strumenti per la modellizzazione di sistemi complessi, compresi quelli biologici e sociali, gli approcci acentrici potevano venire estesi in campi disparati, dalle scienze del vivente alla linguistica, alla teoria politica.