Questo volume accoglie tre romanzi scritti da Aldo Palazzeschi nei suoi anni estremi che hanno visto la luce in pressoch esatta contestualit con la pubblicazione di Cuor mio (1968) e di Via delle cento stelle (1972), le due singolarissime testimonianze della definitiva chiusura dei conti con la poesia. Il Doge (1967), Stefanino (1969), Storia di unamicizia (1971) segnano il ritorno di Palazzeschi alla sua vena pi anarchicamente inventiva e con la loro partitura ludica e paradossale illuminano retrospettivamente lintero sistema narrativo dellautore. Operando un geniale rimescolamento di carte, Palazzeschi sembra prodigiosamente riscoprire la radicalit sperimentale della stagione dellIncendiario e del Codice di Perel nel momento stesso in cui, con incantevole leggerezza e con supremo understatement, prende congedo dalla letteratura e dalla vita.
Introduzione
di Anna Nozzoli
Non sono che una polla
dalla quale per tanto tempo
sgorg dellacqua con naturalezza,
e non appena tutti la credettero esaurita,
estinta per vecchiaia,
con stupore dognuno
seguit a sgorgare acqua:
un fiotto
un altro fiotto
ancora qualche gocciola
fino a quando
sopra lultima gocciola
si richiuder la terra.
Cos, in uno dei componimenti pi noti di Via delle cento stelle, il libro cui affida il suo congedo dalla poesia, Palazzeschi ripercorre fulmineamente la sua ultima stagione creativa, mettendo in atto una rappresentazione di s che pare obbedire a una sorta di callidissima strategia semplificatoria (la stessa, sia detto tra parentesi, alla quale lio empirico delle interviste e delle lettere si era spesso appellato, quando, suo malgrado, con un dissenso appena dissimulato dal bon ton, aveva accondisceso a farsi interprete di se stesso). Laccadimento che nel titolo della composizione appena citata lautore di Via delle cento stelle designava come fenomeno naturale era in realt assolutamente fuori dellordinario, al punto che lo stesso Palazzeschi, quattro anni prima, nella prefazione a Cuor mio aveva mostrato maggiore disponibilit a giustificare linopinata insorgenza dei nuovi versi, facendo ricorso allesame dei contrapposti destini dellartista istintivo e dello scrittore intellettuale:
Scrissi dunque delle poesie soprattutto fra il 1904 e il 1909 che vennero pubblicate regolarmente in quattro volumi [].
Nel 1913, sempre per le edizioni futuriste di Poesia usc una raccolta che comprendeva quasi per intero i quattro volumi usciti gi, con laggiunta di qualche componimento pubblicato su Lacerba quellanno medesimo. []
Per un periodo lunghissimo non scrissi pi poesie al punto da quasi dimenticarmi di averne scritte, ci detti dentro a costruirmi una prosa, compito assai diverso e ben pi laborioso di quello di scrivere in versi, preparando alla mia poesia un nuovo abito.
Ma ecco che quasi dopo trentanni mi venne fatto, e potrei dire senza accorgermene, senza volerlo in modo assoluto, di scrivere una poesia, chi sa perch? []
Da allora, a indeterminati intervalli, senza intenzione e senza regola, come era avvenuto la prima volta, ne scrissi ancora, estranee nel modo pi preciso al fenomeno della volont. [] credettero le avessi nel cassetto e che dopo trentanni mi fossi deciso a ritirarle fuori come si levano dalla naftalina i vecchi indumenti allavvicinarsi dellinverno [] mentre che glie le avevo date calde calde a quel periodico fantasma, appena levate dal forno. Nodo che cos alla prima presenta limpossibilit dessere sciolto mentre invece per chi conosce il senso pratico del gioco bastano le punte di due dita a scioglierlo. [] per quello che ho potuto capire dunque [] due sono le vie che conducono allarte: il puro istinto e la conoscenza, lo studio, lamore per larte medesima. []
Lartista istintivo, riuscito a crearsi una forma, e senza grande difficolt, quando vi sia riuscito, con naturalezza, la sua esistenza tutta l, rimanendo in certo modo prigioniero della propria personalit [] non pu fare quello che vuole, fa quello che pu, e pure, seguendo la propria traiettoria sviluppandosi, maturandosi, affinandosi, non pu cambiare i propri connotati [] e dopo qualsivoglia assenza, avvenuta per una causa imponderabile anchessa, al suo ritorno tutti lo saluteranno come una vecchia conoscenza, mostrando chiaramente i segni inesorabili dellet la faccia sar ancora quella e il suo discorso il complemento di quello iniziato un tempo.
Lamore, lo studio, la cultura, portano a una personalit composita, complessa che pu sembrare fresca quando vecchia, ma perch non conobbe mai la giovent vera, e quasi poggiasse sopra una piattaforma girevole ti pu dare qualsivoglia sorpresa; ma in certi momenti, seguendo a ritroso la sua via, ti viene la tentazione di smontarla, di analizzarla, o ti appare come un canocchiale in fondo al quale guardando bene, vedrai far capolino unaltra persona.
Al centro dellattenzione non era soltanto il ritorno (di per s molto importante) del vecchione alla poesia dopo un lungo periodo di silenzio: era lintera sua parabola di scrittore a essere sottoposta a un processo di radicale revisione. Credo che non siano molti gli hommes de lettres del Novecento italiano ai quali sia toccata in sorte la ventura di riaprire, varcato il capo degli ottantanni, una storia che appariva irredimibilmente chiusa, scompaginando i lineamenti di unimmagine ne varietur, per di pi irretita nelle pagine inesorabilmente museali dei tre volumi mondadoriani (Tutte le novelle, Opere giovanili, I romanzi della maturit) che, tra il 1957 e il 1960, avevano sancito la collocazione di Palazzeschi tra i Classici contemporanei italiani.
A fissare il punto di osservazione allaltezza cronologica del 1965 o a quella, anche pi sintomatica, dellanno immediatamente precedente, quando luscita del Piacere della memoria aveva impresso una curvatura apparentemente definitiva a una certa immagine dello scrittore (limmagine, dico rapidamente, pi conservativa, esemplata sul modello delle Stampe dell800, sul fascino del recupero del tempo perduto, sul pathos sottile della memoria e della distanza), risulta assolutamente imprevedibile la sorta di sklovskiana mossa del cavallo che di l a poco interverr a perturbare la fissit di un processo di cristallizzazione ritenuto ormai irreversibile. Nello stesso giro di anni in cui lamico di una vita Marino Moretti riapriva con le prove dellUltima estate, di