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INTRODUZIONE
Parlare di cucina regionale italiana come entrare in un labirinto: prendi una strada pensando di avere chiara la tua meta e invece in un attimo di ritrovi trasportato lontanissimo, non solo nello spazio, ma anche nel tempo, nella cultura, nelle tradizioni. Parti da una ricetta che tutti conoscono, che dai per acquisita, che fa parte della quotidianit e magari stata scritta 400 anni fa. Perci indaghi e scopri che da allora cambiata moltissimo, travolta da nuovi ingredienti, contaminata da prodotti importati da altri popoli e altre culture, trasformata da nuove tecniche di cottura o, semplicemente, dai gusti nuovi della gente.
Prendiamo la sbrisolona, per esempio: affonda le sue radici in profondit, nella cucina povera fatta di pochi ingredienti semplicissimi e nel tempo cambiata, si evoluta ed arrivata fino ai nostri giorni arricchita, come ci siamo arricchiti noi. In origine era fatta solo con farina e strutto e aveva un sapore praticamente salato, mentre oggi golosissima.
Allo stesso tempo, mentre cerchi di identificare i piatti tradizionali di una certa regione, ti trovi a viaggiare anche nello spazio e anche questo un aspetto bellissimo. Cominci a pensare alla Liguria ma ti bastano pochi passi per ritrovarti alle corte del re di Spagna con la Sacripantina (inventata da un cuoco genovese per il compleanno del sovrano) che poi in un attimo ti porta anche tra le pagine dellOrlando furioso a combattere fianco a fianco col re guerriero saraceno a cui questo piatto deve il nome.
Perch la storia della cucina regionale la storia dellItalia e addirittura travalica i confini nazionali ma, allo stesso tempo, ogni citt un campanile e potresti dedicare un tempo infinito a scoprire prodotti locali specifici di una certa zona e introvabili altrove.
In questo giro dItalia ho cercato di muovermi delicatamente, con grandissimo rispetto per le tradizioni locali e per lessenza della regionalit. E dopo aver osservato, studiato e ripercorso la tipicit dei piatti, ho provato con uno slancio a venirne fuori conservandola e, allo stesso tempo, provando a guardarla con occhi nuovi e proponendone sempre la mia personale rivisitazione. Cos ho scoperto sapori nuovi e ne ho ritrovarti di antichi che, nella mia memoria, si legano a ricordi passati, ad affetti e a esperienze speciali: le parole sagge di un vecchio trifolao piemontese, la migliore ribollita della mia vita a casa di unamica di Arezzo, le abbuffate da bambino in vacanza in Puglia (e i miei primi ricci di mare), ma anche le persone fantastiche con cui lavoro.
Mi piaciuto fare questo percorso e non mi resta che augurare anche a voi, quindi, un buon viaggio.
Carlo Cracco
La finanziera un piatto nato nellOttocento, veniva servito soprattutto durante colazioni di lavoro molto importanti i cui commensali erano di solito banchieri che indossavano una giacca lunga chiamata appunto finanziera. Da qui deriva poi il nome della ricetta. Sebbene sia fatto con rigaglie, in realt un piatto molto nobile, molto importante. difficile da realizzare, complesso, ci sono tanti ingredienti e ne esistono numerose varianti, quando ero a Montecarlo ne ho viste di molto belle. Una in particolare mi piaceva moltissimo, era di uno chef, Alain Chapel. Lui non diceva che il piatto fosse espressamente ispirato alla finanziera piemontese, ma di fatto la ricetta era quasi identica... Lho ritrovata a Montecarlo perch anche Ducasse, che aveva lavorato con Chapel, la proponeva e da allora mi rimasta impressa. Nella ricetta tradizionale ci sono le animelle, le cervella, i filoni, le rigaglie di pollo (bargigli, creste, ovetti, fegato) e spesso si arricchiva il tutto con carne di vitello per trasformarlo in un piatto a s, pi completo. A me per non piace questa versione, preferisco invece la finanziera senza la carne ma solo con rigaglie ed eventualmente laggiunta di crostacei.
INGREDIENTI PER 6 PERSONE
100 g di animelle di vitello - 100 g di boccone del cardinale - 100 g di rognone di vitello - 50 g di filoni di vitello - 50 g di creste di gallo - 8 bargigli di gallo o di pollo - 8 ovetti di gallo o di pollo - 50 g di gamberi di fiume - 50 g di piselli freschi sgranati - 70 g di sugo di pollo - 30 g di Marsala secco - 40 g di scalogno - olio evo - burro - aceto - sale - pepe
PREPARAZIONE E COTTURA: 3 ore
Prendete le animelle di vitello (scegliete le migliori cio quelle del cuore, mi raccomando. Sono senza dubbio le pi buone). Mettetele sotto lacqua corrente a sgorgare per circa 2 ore, in questo modo si depureranno, poi le sbianchite tuffandole in acqua bollente con un goccio di aceto per 3 minuti, scolate, fate raffreddare in acqua e ghiaccio e le pelate, quindi le private di tutto il grasso e di tutte le impurit. Le tagliate a dadini uguali, di circa 1x1 cm e tenete da parte. Ora preparate i filoni che sarebbero quelle parti di midollo morbido che si ricavano dalla sella di vitello quando viene divisa nei due carr. Li mettete a sgorgare sotto lacqua per 15-20 minuti, finch non diventano bianchi candidi, poi li tagliate a pezzi lunghi circa 3 cm (in cottura si riducono) e li tenete da parte.