2014 Giunti Editore S.p.A.
DALLA TRIESTE DI SVEVO ALLA MILANO DEL GRUPPO NOVECENTO
Maria Masau Dan
Lessere vissuta fino a venticinque anni a Trieste, in un ambiente colto e aperto al mondo esterno, ma anche in un periodo di epocali cambiamenti avvenuti a cavallo della prima guerra mondiale, stato determinante per fare di Leonor Fini una donna di grande personalit e unartista complessa e originale, che ha saputo confrontarsi per pi di mezzo secolo con uno scenario internazionale e lasciarvi unimpronta ancora molto forte e controversa. Indimenticabile non solo per le sue opere, ma anche per il suo modo di vivere e di pensare anticonformista, per lindipendenza, limmagine da femme fatale, la movimentata biografia, oggi pi che in passato lartista ci appare una figura emblematica delle inquietudini e delle lacerazioni che hanno caratterizzato il Novecento, con tutte le loro conseguenze, a cominciare dai mutamenti che si sono verificati nella condizione femminile.
Leonor Fini (citata nei cataloghi anche come Leonora, Eleonora ecc.), nata a Buenos Aires nel 1907, da padre argentino di origine italiana e da madre triestina, giunge a Trieste quando ha solo un anno, poich la madre ha deciso di fuggire da un marito rivelatosi dispotico e infido. Tanti anni dopo (1983) spiegher con questa vicenda il suo terrore di volare: Loscillazione risentita nel ventre di mia madre evidentemente ha potuto turbarmi, soprattutto accompagnata dalla sua voce che si faceva acuta nellinsultare mio padre. Questo padre, io non lho mai visto, lo immaginavo come quei geni dei bassorilievi assiri: terrificante, implacabile e molto falso allo stesso tempo. Malvina Braun, che appartiene alla borghesia intellettuale di origine ebraica e ha una mentalit molto diversa da quella arretrata e bigotta di suo marito, Erminio Fini, torna dunque precipitosamente a casa gi nel 1908, e Leonor cresce assieme alla mamma, alla nonna e allo zio Ernesto Braun, avvocato liberale, colto e bibliofilo, in un grande appartamento del Borgo teresiano. Maison de mon enfance, vases de Gall, bibliothques charges de livres, odeur de cannelle dans les corridors, cos ricorda Leonor la sua infanzia triestina in una casa piena di libri, di vasi preziosi e profumo di cannella.
La ritrovata serenit della giovane Malvina turbata, per, dai tentativi del marito di rapire la piccola Leonor, che per fortuna falliscono ma si fissano indelebili nella sua memoria, anche perch per molto tempo, in seguito, la bimba viene vestita da maschio per non farla riconoscere mentre cammina per le vie. Anni dopo, nel 1930, avrebbe dipinto una curiosa opera intitolata Voleur denfant (di cui sopravvive solo la parte inferiore) che raffigura un uomo mentre, con fare furtivo, solleva il velo di una culla in cui dorme un neonato.
Linfanzia solitaria, in un ambiente di soli adulti, stimola la sua creativit e le fa costruire piano piano un mondo fantastico tutto suo nel quale felice. Scopre presto le possibilit di una scatola di colori: Ho cominciato a disegnare fin da piccolissima. La maggior parte dei bambini verso i 9-10 anni, abbandona il disegno: attenti a ci che osservano, non si sentono pi cos sicuri di se stessi da continuare a disegnare, anchio osservavo, ma a me la voglia di continuare non passata. precoce anche la passione per il teatro che in quella fase si esercita con una compagnia di giocattoli: Le bambole erano per me delle attrici e non delle bambine: le vestivo con ritagli dei meravigliosi vestiti da sera di mia madre e mia nonna: crpe, velluti chiffons, lam. Una passione che non si esaurir, anzi, molto pi tardi dir che i tessuti restavano per lei fonte di magia, e alle sue bambole dedicher nel 1975 un dipinto il cui titolo Rasch, rasch, rasch... meine Puppen warten(Presto, presto, presto... le mie bambole attendono) era la frase da lei rivolta alla sua governante per poter riprendere a giocare.
Molto sofferta, invece, la carriera scolastica di Leonor: A scuola la collettivit mi disturb ben presto. Raccontavo che ero una bambina sostituita: errore di una bambinaia che prese una bambina meticcia (me) da una carrozzella nel parco vicino alla Avenida de Mayo a Buenos Aires. Raccontavo anche che fino allet di cinque anni (uno prima di andare a scuola) le mie pupille erano contrattili: diventavano certe volte lunghe e strette come quelle di un gatto. Le bambine mi veneravano, ma a me non piaceva ugualmente andare a scuola. Anche da adolescente Leonor preferisce dipingere piuttosto che studiare e, se apre un libro, un libro darte con cui si nutre delle immagini di Pisanello, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Cosm Tura, Pontormo, anche senza capirne, per il momento, le differenze. Nella sua formazione contano i viaggi che fa con la madre, la visita delle pinacoteche di Monaco e di Berlino, e soprattutto lamicizia che a quattordici anni stringe con il pittore Arturo Nathan, allora trentenne, un uomo di eccezionale cultura e finezza intellettuale, come dir in seguito, con cui parla darte e di filosofia, giacch dalla sua biblioteca che prende in prestito i libri di Nietzsche e Schopenhauer. Nathan resta il suo punto di riferimento principale anche quando inizia a frequentare altri artisti, come Eddy (Edmondo) Passauro, pittore tradizionale che attorno al 1925 la accoglie per qualche tempo nella sua scuola di pittura, ed autore del primo ritratto di Leonor, diciottenne ingenua e acerba. Nel suo ricordo Passauro un uomo molto appariscente, alto e bello e con un fare misterioso. Ma non intelligente e colto come Nathan.
Il talento di Leonor (si chieder pi avanti: Che cos il talento? Un urto violento contro la realt? Una protesta? Una inadattabilit, una sensualit in pi? O forse una particolarit organica che io non so spiegare?) emerge pubblicamente attorno al 1927, anno in cui esegue alcuni ritratti di buona fattura, con evidenti collegamenti alla pittura di Nathan, soprattutto per quel senso di mistero che pervade anche i suoi lavori e la nitidezza quasi fiamminga del segno. Sorprendente il Doppio autoritratto in cui si raffigura a matita, con un tratto sicuro, quasi virtuosistico, ora denso e soffice, ora sottile e tagliente, di cui si serve per differenziare due et e due volti. Ma nel Ritratto del giudice Alberti (o Consigliere dappello) che si rivela il mestiere acquisito da Leonor in cos poco tempo: un ritratto pensoso, incorniciato da una bifora, sullo sfondo di una scena urbana quasi burlesca che contrasta con la solennit della posa
a questo fa da contraltare la Vecchia signora (Ritratto di triestina) singolare figura di donna, anchessa forse da leggere come un autoritratto invecchiato, incorniciata dallatmosfera irreale di un bosco in cui gli alberi formano quasi un arco acuto, e giocata su alcune studiate simmetrie e su un violento contrasto di bianco e nero a cui si contrappone il compiaciuto realismo del volto e delle mani. Quali fonti chiamare in causa per un ritratto cos strano? Certamente Nathan, da cui riceve in dono