2014 Giunti Editore S.p.A.
GLI ANNI GIOVANILI
il meglio maestro dItalia scrive di Perugino Agostino Chigi in una sua lettera del 7 novembre 1500. La sua pittura tanto piacque al suo tempo, che vennero molti di Francia, di Spagna, dAlemagna e daltre province per impararla. E dellopere sue si fece [...] mercanzia da molti, che le mandarono in diversi luoghi, innanzi che venisse la maniera di Michelangelo, racconta Giorgio Vasari nelledizione del 1568 delle Vite.
Pietro di Cristoforo Vannucci, il Perugino, venne considerato dai suoi contemporanei forse il pi grande tra i protagonisti del rinnovamento dellarte italiana nel momento pi alto del Rinascimento, gli ultimi decenni del XV secolo e i primi del XVI. Leccezionale livello raggiunto dalla sua arte e limportanza storica della portata delle sue innovazioni furono infatti allora assai ben comprese, tanto che lartista venne considerato, allunanimit, come il primo pittore dItalia.
E questo soprattutto, come ricorda il Vasari, perch Perugino fu liniziatore di un nuovo modo di dipingere (al suo tempo le cose della maniera sua furono tenute in pregio grandissimo) che segn il gusto di unepoca. La sua arte cristallina fatta di trasparenze, di silenzi e musiche lievi, di armonie di colori e di ombre tonali, di prospettive studiate e infinite, di uomini e donne del suo tempo trasfigurati dal pennello in eroi dellantichit, in figure divine, piene di grazia delicata e di dolce melanconia, suscit infatti unemozione grandissima.
Contrariamente a quanto affermato dal grande biografo aretino (nacque [Perugino] ad una povera persona [] allevato fra la miseria e lo stento), Pietro Vannucci questo il vero nome dellartista apparteneva a una delle famiglie pi considerevoli e ricche di Citt della Pieve, situata al confine tra i territori di Perugia e di Siena. La sua data di nascita oscilla tra il 1448 e il 1450.
Nella sua citt natale, a eccezione di una bellissima Crocifissione della met del XIV secolo, attribuita a un importante pittore senese come Jacopo di Mino del Pellicciaio e conservata nelloratorio di San Bartolomeo, scarse sono le tracce della locale produzione pittorica di quegli anni ed probabile che il giovane Pietro abbia avuto piuttosto modo di accostarsi allarte nella vicinissima Perugia, allora centro urbano molto vitale e impegnato a realizzare importanti opere di carattere sia pubblico che privato, commissionate ad artisti di varia origine, perugini ma anche senesi, orvietani, marchigiani e fiorentini.
Nella prima met del XV secolo la pittura umbra aveva seguito soprattutto la tradizione senese. Ma la presenza di Giovanni Boccati e Girolamo di Giovanni, in cui erano confluiti influssi fiorentini e pierfrancescani, e soprattutto quella di Domenico Veneziano (nel 1438 a Perugia), di Benozzo Gozzoli (attivo a Montefalco tra il 1450 e il 1452 e a Perugia nel 1456) e del Beato Angelico con il grande Polittico Guidalotti (1438 circa) aveva determinato le condizioni e le premesse per il successivo sviluppo della produzione pittorica locale verso forme impregnate dei nuovi concetti di luce, di disposizione prospettica nello spazio, di esemplificazione geometrica delle forme. La profonda conoscenza dei principi spaziali e luministici di Piero della Francesca, denunciata dal Perugino nellintero arco della sua carriera, pu cos essere scaturita anche dalla visione diretta del polittico per le monache di SantAntonio realizzato tra il 1459 e il 1468 per il monastero perugino, oltre che da un eventuale viaggio ad Arezzo, a Urbino e Sansepolcro al seguito del gi famoso maestro. La recentissima ricostruzione della figura di Benedetto Bonfigli (1418/1420 - 1496) apre inoltre oggi nuovi spiragli sulla conoscenza della produzione artistica locale nellarco di oltre un ventennio della seconda met del XV secolo e nel momento di trapasso dalla pittura di luce dello stesso Benedetto alla successiva produzione di Bartolomeo Caporali e di Fiorenzo di Lorenzo, cui forse il Perugino si appoggi al momento delle prime commissioni umbre.
Nella seconda met degli anni Sessanta il Vannucci si reca a Firenze con animo di farsi eccellente, come racconta il Vasari. Qui domina lattivit dei peritissimi maestri del disegno che trovarono nella pratica dal vero, attraverso lo scorticamento dei cadaveri, il miglior mezzo per impadronirsi dei concetti fondamentali dellanatomia per poi trasporli in pittura attraverso lenfasi del disegno e la marcatura dei contorni. Entrato nella prestigiosa bottega di Andrea del Verrocchio orafo, scultore e pittore di grandissima fama Perugino ha modo di conoscere e confrontarsi con artisti come Leonardo, Ghirlandaio, Lorenzo di Credi, Filippino Lippi. Un ruolo importante svolge nella formazione del giovane umbro anche il Botticelli che, poco pi che coetaneo, dovette avere allinterno della bottega verrocchiesca una posizione preminente, tanto da giustificare lannotazione dellAnonimo Magliabechiano (1540 circa): Pietro Perugino, discepolo del Botticello.
Nel 1472 il lungo periodo di tirocinio poteva dirsi concluso, perch il Vannucci risulta iscritto con il titolo di dipintore alla compagnia di San Luca, una congregazione di Huomini che esercitano larte della pittura istituita espressamente nel 1439 per tutelare gli interessi degli artisti. La sua intensissima attivit dora in avanti si svolger nei maggiori centri artistici italiani, come Firenze, Roma, Venezia, e le sue opere arriveranno fino a Sansepolcro, Siena, Bologna, Bergamo, Cremona, Pavia, Fano, Senigallia, Napoli.
Perugino fu un lavoratore instancabile e un ottimo organizzatore. Usando un termine moderno, fu un ottimo imprenditore, anzi il primo artista imprenditore. Fu capace di tenere aperte contemporaneamente due botteghe, una fin dai primi anni Settanta a Firenze, dove si formarono artisti fiorentini come Rocco Zoppo, il Bachiacca e il giovane Raffaello, e unaltra a Perugia, aperta nel 1501, da dove usc unintera generazione di pittori che ne diffusero il linguaggio artistico e i nuovi e rivoluzionari schemi compositivi.
Gli anni che precedono il 1472, quando liscrizione alla compagnia di San Luca lo dichiara gi in possesso di una completa formazione tecnica e formale, e quelli immediatamente successivi non sono suffragati da alcun documento probatorio di commissioni dirette. per questo che vengono normalmente ricondotte ai primi anni Settanta quelle opere che pi denunciano evidenti rapporti con la precedente o coeva cultura umbra e soprattutto toscana: dai ricordi del pittore perugino Fiorenzo di Lorenzo nelle tipologie e nelle posture, a quelli del Verrocchio per le scelte iconografiche e per la forte ricerca di espressione ottenuta attraverso il disegno lineare, come pure di Leonardo nelle atmosfere serotine e di Piero della Francesca nelle solide volumetrie e per il nuovo rapporto spazio-luce. Tutti dipinti atti a ben documentare un periodo formativo alla ricerca di un equilibrio tra forme nuove, acquisite dallaggiornato contesto fiorentino, una consolidata tradizione locale e la personalit forte di un giovane artista alla ricerca della propria identit.