A cura di Giorgio Pressburger Traduzione di Giorgio Pressburger e Antonio Sciacovelli
Il romanzo contenuto in questo volume una delle opere narrative pi importanti della letteratura ungherese. Questa letteratura - salvo una certa notoriet goduta negli anni trenta del Novecento -fino a non molto tempo fa era sconosciuta al grande pubblico italiano. Dalla fine della Seconda guerra mondiale pochi autori ungheresi sono stati tradotti in Italia e tutti i tentativi di editori illuminati sono stati pi o meno fallimentari: Da qualche anno in qua, e con la nuova conformazione politica dell'Europa, le cose sono cambiate. Le opere di alcuni scrittori ungheresi sono diventate molto note ai lettori italiani e la loro lingua, il loro paese, fino ad ora considerati lontanissimi, improvvisamente hanno assunto una connotazione di minore estraneit.
La presente opera di Pter Estenc~zy, matematico e scrittore, propone una rilettura, puramente romanzesca, beffarda, lirica, filosofica, tragica e ironica di un millennio di Storia del suo popolo, attraverso la storia di una sola famiglia, quella dello scrittore, una delle stirpi aristocratiche pi influenti d'Europa. Tale gruppo umano non viene mai nominato: in tutto il libro sono dei figli a parlare dei rispettivi padri. Il piglio della narrazione, fatta a salti, frastagliata e composta di molti piccoli episodi, giovanile, leggero e pensoso, di uno slancio potente che non pu non contaminare anche il lettore.
Sono infiniti i rimandi storici e di vari livelli di cultura, da quello pi popolare a quello pi "alto". E difficile coglierli tutti alla prima lettura, ma anche grazie ad essi - il lettore italiano riconoscer intere pagine di suoi scrittori e scrittrici prese dipeso e amalgamate in questo romanzo - si ha l'impressione di immergersi nelle immense elaborazioni della civilt occidentale, al cui estremo limite europeo, ad est, sta la nazione ungherese.
Giorgio Pressburger
FRASI NUMERATE
DALLA VITA DELLA FAMIGLIA ESTERHAZY
"Poche persone sanno occuparsi del passato recente. O ci trascz= na con grande forza verso di s la vita presente, oppure ci immergiamo nel passato per tentare, fin dove possibile, di evocare e di riportare in vita ci che completamente trascorso. Anche nelle grandi famiglie abbienti, debitrici verso gli avi, vige l'abitudine di ricordare piuttosto il nonno che il padre."
In fondo al volume il lettore potr trovare una nota sulla pronuncia dei termini ungheresi.
Le parole seguite da asterisco sono in italiano nel testo [N.d.R.]
di una difficolt cane mentire senza cognoscere la verit
ettere in moto un testo con un arcigno nobiluomo barocco: questo buono: in questi casi un brulicante stuzzichio ci stuzzica la gabbia toracica, ci precedono nel saluto i computer e il nostro cuoco, giacch per qual motivo non dovremmo possedere un cuoco (chi noi?), a sorpresa ci ammannisce una coda d'agnello impanata, la quale simile alla coscia d'agnello, ma ancora pi squisita, perch pi gelatinosa, pi fragile: il mio buon padre, questo arcigno signore barocco, che ha sovente avuto il modo e il dovere di levare lo sguardo sull'imperatore Leopoldo, lev lo sguardo sull'imperatore Leopoldo, assunse un'aria seria, sebbene gli occhi luccicanti e le ciglia che sbattevano, come sempre, lo tradissero, e prese a dire: di una difficolt cane, altezza, mentire senza cognoscere la verit, e con ci balz sul suo baio di nome Verdeficcante e galopp via nella sensitiva descrizione paesaggistica del XVII secolo
1 mio buon padre, presumibilmente stato il mio buon padre a ritornare nel museo, con la tavolozza sotto la giacca, a reintrodursi di soppiatto, per correggere i propri ritratti ivi appesi, o almeno per migliorarli ritoccandoli
i albeggia, si rompeva a lungo e inutilmente il capo mio padre, mi albeggia il fatto che la cosa pi santa sia pur quella che non ricordiamo
1 mio buon padre stata una delle figure pi multiformi della storia e dell'aneddotica culturale magiara del XVII secolo, all'apice della sua carriera politica si guadagn il titolo di paladino e di principe dell'impero. Rese il castelletto di Kismarton, oggi Eisenstadt, una splendida residenza, eresse numerose chiese, alla sua corte diede lavoro a pittori e scultori. Tra i membri della famiglia pi d'uno si impratich nell'uso di questo o quello strumento musicale; mio padre "se lo menava" sul virginale, il suo repertorio preferito, il principe Pl Antal sapeva suonare vari strumenti (secondo alcuni il violino, il flauto e il liuto, secondo altri il violino e il violoncello) ed noto il fatto che le composizioni per baritono di Haydn furono approntate per il principe Mikls il Pompofilo. Il mio buon padre scrisse svariati volumi di versi, i quali per lo pi rivelano l'influenza di Mikls Zrnyi, e pubblic opere di argomento religioso e raccolte di preghiere. Nel 1711 usc a Vienna sotto il titolo di Harmonia CAestis la sua raccolta di canti religiosi, e la storiografia musicale ungherese fino a ora l'ha sempre tenuto in gran conto, reputando l'autore anche compositore di spicco. Le ultime ricerche, per contro, hanno posto in luce il fatto che questa definizione, nei suoi riguardi, pu essere usata solo in senso limitato. Non soltanto considerato che buona parte delle melodie contenute nel volume provengono in modo accertabile da tutt'altri che da lui (comunque, la maggioranza dei compositori coevi adoperava melodie di altri), ma anche perch da supporre che persino l'elaborazione di dette melodie e la loro composizione siano farina non del suo (o non soltanto del suo) sacco. Se prendiamo l'aspetto esteriore delle sue partiture, ma anche il resto, troviamo il tutto primitivo, incerto e fuori luogo. Tra il livello di conoscenza che si evince dai documenti riguardanti l'istruzione fisica e spirituale del mio buon padre e la totalit di Harmonia CAestis, ma principalmente i suoi strati di maggiore complicazione, c' un abisso, sopra il quale nemmeno la pi fervida fantasia pu gettare un ponte; citiamo a tal fine soltanto i pi importanti tipi di ponti sospesi: semplice, ancorato, autoancorato, ponte di cavi, ponte ad arpa a cavi obliqui, obliquo con cavi a stella, obliquo a forma di ventaglio, e obliquo con cavi ad arpa, con un solo pilone. Mio padre si trastullava con l'arpa e con le stelle